Laiatico in provincia di Arezzo Toscana
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Comune di Laiatico

provincia di Arezzo

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LAIATICO

Il territorio si estende per 72,50 kmq sulla cima di un poggio e sulle sue pendici fino a comprendere una parte di terreno pianeggiante, alla confluenza del torrente Sterza con il fiume Era. Nel 1869 gli furono aggregate le frazioni di Orciatico e Spedaletto staccate dai comuni di Volterra e di Montecatini Vai di Cecina. È un comune di origine leopoldina. Fatta eccezione per alcuni ritrovamenti archeologici che testimoniano la presenza di insediamenti etruschi sul suo territorio, non si hanno notizie certe di Lajatico (anticamente Ajatico), fino al XII secolo, quando era un castello dei conti Pannocchieschi d'Elci. Per tutto il corso del secolo questi alienarono varie parti dei loro possedimenti a favore dei vescovi di Volterra, fino a che, nel 1186, il conte Ildebrando, signore e vescovo di Volterra, ne ottenne da Enrico XI, «re dei romani», la giurisdizione politica. Ciononostante il possesso del castello fu sempre oggetto di contesa con i pisani che1 dominando la zona circostante, rifiutavano di rinunciare al privilegio concesso loro nel l193 dallo stesso Enrico VI, divenuto imperatore, e rinnovato poi da Ottone IV nel 1209 e da Carlo IV nel 1355. Passata temporaneamente sotto il controllo di Firenze 1356. tra il 1285 e il 1293, e ancora nel 1363, Lajatico entrò stabilmente nel dominio fiorentino nel 1405, poco prima della conquista di Pisa. Concessa, nel 1644, da Ferdinando li in feudo, con il titolo di marchesato, al nobile fiorentino Bartolommeo Corsini, tornò sotto la giurisdizione del granduca nel 1749 e fu trasformata in comunità autonoma nel 1776. Seguì poi le vicende del granducato fino all'unità d'Italia. Centro prevalentemente agricolo, Lajatico e' stata importante, in passato, per l'allevamento bovino e ovino, che si avvaleva di pascoli naturali e della coltivazione di foraggi. Le colline erano ricoperte di boschi e di oliveti, mentre nelle zone pianeggianti e sui pendii si coltivavano cereali e viti. Notevole fonte di reddito era la produzione di miele. L'economia attuale mantiene in misura maggiore che negli altri comuni della provincia questi antichi caratteri e l'agricoltura occupa ancora poco meno di un quarto della popolazione attiva. Se le colture cerealicole e foraggere avvicendate coprono la parte maggiore della superficie agricola utilizzata, soprattutto in collina resistono la vite, l'olivo e gli alberi da frutta. Estesi risultano anche l'allevamento ovino e suino, nonché l'avicoltura. Il settore manifatturiero e' costituito in gran parte da industrie di trasformazione dei prodotti agricoli. La popolazione del territorio comunale ammonta, nel 1991, a 1.475 unita', con una densità pari a 20 abitanti per kmq. Nel 1551 si contavano 677 unità, divenute 938 nel 1745 e ulteriormente cresciute a 2.008 abitanti nel 1830 e a 2.185 nel 1881. Nel Novecento invece, dopo una iniziale ulteriore crescita, documentata dai 2.453 abitanti del 1936, si è evidenziata una tendenza al declino e il numero dei residenti è passato da 2.478 nel 1951 a 2.076 nel 1961, a 1.705 nel 1971 e' infine, a 1.586 nel 1981.

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